Voci che porto altrove
Non sono strumenti, sono compagni di cammino.
Ognuno ha una storia, un luogo, un respiro.
Vengono da deserti e montagne, da cortili assolati e mercati affollati.
Li porto con me ovunque vada,
perché in ogni suono c’è un frammento del mio viaggio,
e in ogni viaggio, un suono che mi chiama per nome.
Non li suono per imitare,
li suono perché mi hanno chiamato.
Perché nelle loro corde, nei loro respiri,
ho riconosciuto il suono del mio silenzio.
Accogliere il suono di un’altra cultura
è un gesto d’amore, non di possesso.
È ascoltare fino in fondo,
fino a quando quel suono diventa voce mia,
senza smettere mai di essere altro.
Lo porto con me non per farlo mio,
ma per camminarci insieme.




Le mie voci
Ecco chi ha scelto di condividere il suo percorso con me.
Vengono da Tunisia, Persia, Anatolia, Sicilia.
Ciascuno ha il suo peso, il suo profumo, il suo modo di restare in silenzio.
Insieme compongono la mia grammatica sonora.
Li porto in scena come si portano le storie:
con rispetto, con cura, con desiderio di farle vibrare ancora.






Mezoued (Tunisia)
Santoor (Persia)
Ney Anban (South Iran)
Setar (Persia)



