Cafè Jabal – Sicilia Araba in un minuto
Il mio spazio di divulgazione, tra storia, musica e memoria su Instagram

Non lo sai, ma parli già arabo.
C’è una Sicilia che non si vede nei libri di scuola,
ma vive nei nomi delle strade, nei dialetti, nei volti.
È la Sicilia araba: non come influenza esterna,
ma come parte viva della nostra identità.
Con Cafè Jabal racconto questa storia, un minuto alla volta,
tra reel, parole antiche, musica, ironia e verità.
Dalla Tunisia alla Sicilia, creo ponti dove c’erano confini.
Perché capire da dove veniamo ci rende più liberi,
più fieri, più curiosi.


Cafè Jabal è più di un reel
Cos’è Cafè Jabal
Cafè Jabal è una rubrica Instagram di reel girati tra Tunisia e Sicilia.
Ogni reel è un frammento di storia, lingua o musica che unisce le due sponde del Mediterraneo.
Non è una lezione, ma un invito:
a riscoprire parole che credevi siciliane e invece sono arabe,
a vedere connessioni dove ci hanno insegnato a vedere separazioni,
a sentire che l’identità può essere un ponte, non una gabbia.
Le puntate sono brevi, ma profonde.
Girate a camera fissa, con visuali essenziali, suoni originali
e una narrazione tra italiano, siciliano, tunisino e francese.
Cafè Jabal non è solo divulgazione.
È respiro, ritmo e memoria.
Una Sicilia che non ti hanno mai raccontato, inizia da qui.

🔥 I reel che hanno risvegliato qualcosa
Ci sono parole che toccano subito.
Reel che in 60 secondi hanno risvegliato qualcosa nel cuore di migliaia di persone.
Ecco alcuni tra i più visti, commentati e condivisi.
Magari li hai già visti scorrendo.
O forse stanno per trovarti adesso.
🎞️ 1. “Miskin” – La parola araba più siciliana di tutte
Non è solo un aggettivo: è uno specchio.
Miskin racconta l’anima gentile della Sicilia e il suo passato arabo che vive nelle nostre bocche, ogni giorno.
🎞️ 2. “Azzizzari” – Quando caro non è solo un aggettivo
Dalla parola araba Aziz nasce una delle espressioni più dolci e profonde del dialetto siciliano.
Un termine che suona come una carezza, ma nasconde secoli di storia e affetto.
🎞️ “Taliari” – Guardare con gli occhi della memoria
Taliari non è solo “guardare”.
È scrutare, aspettare, ricordare.
Viene dall’arabo Ṭalaʿa – salire in alto per osservare,
e in siciliano ha mantenuto lo stesso respiro:
quello di chi guarda lontano… ma pensa a qualcosa di vicino.
Seguimi, se anche tu senti che manca un pezzo.
Ogni settimana racconto storie dimenticate, parole che vengono da lontano
ma ci abitano dentro.
Se ti sei ritrovato in un reel, ce ne sono altri che ti stanno aspettando.
Sei un docente, un ente o un centro culturale?
Le storie che racconto nei reel possono diventare laboratori, conferenze, incontri.
Porto la mia ricerca tra scuole, università e istituzioni
per far risuonare la storia dove serve di più: nella voce delle nuove generazioni.